mercoledì 30 ottobre 2013

La Favola - racconto per bambini 9/12 e...

    Il Re, le Volpi, i saggi e le Gabbie d'oro

         Photo di Isabella Eugenia Monti
                                      *
    C'era una volta un re molto, ma molto potente di un Regno bellissimo e ricchissimo. Questo Re, un giorno, riunì tutti i saggi dei cento Regni.. Certo, solo quelli più bravi, e quando questi giunsero, dopo averli fatti rifocillare, li chiamò tutti intorno al Grande Tavolo. I saggi erano tutti ben riconoscibili, avevano una lunga e candida barba, tranne uno, ed al dito medio della mano sinistra, uno splendido anello. Su quest'anello, non un brillante, nemmeno un diamante, ma qualcosa di più semplice ed allo stesso tempo più di valore, una goccia di acqua cristallina. Ebbene, per quanto i saggi agitassero le loro mani, la goccia non cadeva, e quasi magicamente brillava a tal punto, che la luce che vi si rifletteva segnava nell'aria strisce luminose, che incrociandosi con le altre dei vari anelli, davano vita ad una vera e propria battaglia. Poi, all'improvviso tutto si fermò, il Re finalmente era innanzi a loro. Mai era successa una cosa del genere, tanti saggi in un luogo solo, nemmeno quando la piccola principessa Cassandra, primogenita del nostro Re, era scomparsa nel Bosco del Teschio, e si disse fosse stata portata via dai lupi che d'inverno scendevano a valle. Il Re aveva un'espressione molto preoccupata, il suo sguardo era severissimo ed era chiaro che avrebbe posto un quesito molto difficile. Fu così che in un grande e solenne silenzio il Re si sedette, quindi portò le mani al capo, sollevò la corona e l'appoggiò sul lunghissimo tavolo di lucido marmo. Forse per il silenzio, forse per la paura, ma il rumore che provocò fece sembrare che non la corona, ma l'intero Regno fosse stato riposto sul quel tavolo.
Il re incontra i Saggi
* *

  • Saggi dei cento Regni - disse il Re – vi ho convocati tutti perché un grave dilemma ha tolto il sonno alle mie notti, tanto che per questo motivo la mia vita è in pericolo.
  • Siamo qui per esservi utili – esclamò uno dei saggi – grande sovrano non teneteci ancora in questa condizione di attesa, diteci ..dunque..
  • Ebbene – riprese il Re – la scorsa domenica mi sono recato come mi è solito fare, nel Bosco del Teschio, per una battuta di caccia. Ero al punto di strappare la volpe ai miei cani ringhianti, quando una vecchia, brutta come una strega, con voce da bambina ha sussurrato :
favola pag. 02

    “ volpe e Re, volpe e Re, nessuno dei due va per sé. Volpe e Re guai a te se non comprendi me....eh ehe eh eh ehheeeeeeeeee” , la sua risata , segno della sua stregoneria, ha fatto chinare tutte le cime degli alberi. Ancora i tronchi sono “tirati” a nord, terrorizzati, loro che non son fatti di carne e ossa. Spaventato, sì è vero, ero spaventato, e voi conoscete il mio valore di guerriero e sapete bene quanto sia difficile che questo avvenga; no.. non uccisi la volpe. Diedi ordine alle mie guardie di metterla in gabbia e di portarla nel giardino della Reggia, inoltre di darle cibi dalla mia tavola ed acqua di fonte sempre fresca. Eppure da quel giorno, sento di stare male, come se la morte mi prendesse un poco alla volta, giorno dopo giorno. Penso a mio figlio il principe Kalim che presto tornerà dal suo viaggio oltre i confini dei cento Regni, sarò ancora qui? SARO' ANCORA QUI ? - gridò più forte il Re – Ecco il motivo per cui vi ho chiamato, ho bisogno di sapere, e subito, il significato di quelle parole.
  • Comprendo Maestà, la vostra preoccupazione – così, il primo Saggio – il senso di quelle parole potrebbe essere proprio quello...la vita della volpe un' unica cosa con la vita di Sua Maestà. Per cui la volpe andava giustamente salvata...
  • Portate qui la volpe – ordinò il Re.
    La gabbia era spaziosa e tutta d'oro, le ciotole con abbondante cibo e l'acqua venivano sostituite ogni ora, affichè conservassero bontà e freschezza.. La volpe era nervosa, con scatti furiosi si lanciava contro le sbarre d'oro, poi vinta, rinunciava e si accucciava con la tristezza negli occhi..
  • Maestà, - disse un saggio con gli occhi neri e grandissimi – per quanto voi possiate provvedere ai suoi bisogni, è la libertà ciò di cui necessita quest'animale, deve calpestare la terra e l'erba che scricchiola, vivere degli odori del Bosco, i suoni della vita, insomma deve tornare libera.

Le paure del Re

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  • E se poi, qualche cacciatore le spara -sbottò il Re -morirò anch'io ?
    Il saggio non parlò, e dopo un consulto, chiese al Re più tempo per pensare.
    Nella sala dei Saggi, dopo cinque giorni trascorsi inutilmente, fu il più giovane tra i saggi, a prendere la parola, questo giovane aveva un piccola barba e non era bianca ma tutta nera.
  • Non si può lasciare il re in quest'attesa, si arrabbierà – disse il giovane saggio – bisogna dirgli quello che pensiamo in maniera diretta, visto che non troviamo una forma più congeniale al suo umore. Gli diremo – “Maestà siamo convinti che la volpe vada lasciata libera e non crediamo all'incantesimo della strega”
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Così, chiamato il ciambellano e quindi messi al cospetto del Re, i saggi esposero la loro risoluzione.
  • Voi affermate – disse il re con voce altissima e solenne – che l'incantesimo non esiste, e sembrate anche sicuri di ciò che affermate, ma io non lo condivido, la vostra sicurezza nasce dal fatto che è in gioco la mia...vita e non la vostra. Ebbene vedremo.


La minaccia del Re


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Chiamò cento dei suoi arcieri, uno per ogni saggio, quindi fece riportare la gabbia con la volpe e disse :
  • Proviamo la vostra certezza.... cari miei Saggi.
    Quindi consegnò nelle mani del saggio, che aveva parlato per tutti, un arco ed una freccia.
  • Tirala alla volpe – disse il Re - uccidila, ma sappi che se io dovessi dar cenno di malore, le mie guardie hanno l'ordine di uccidere tutti Voi.
A quel punto, i saggi persero in compattezza, vennero fuori malumori e dubbi tra di loro, rimediando così una figuraccia, e supplicarono il re di concedere altro tempo per riflettere.
  • Vi sia concesso – così disse il Re – ma sappiate che se non trovate una soluzione in linea con la mia convinzione e “certezza” che la mia vita e quella della volpe sono tutt'uno, questo Regno e quelli vicini avranno ogni giorno un saggio in meno.
Un brivido di morte scosse i saggi, che si affrettarono a congedarsi, per poi riunirsi nuovamente nella sala riservata a loro, dove si alzò la voce del saggio più anziano :
  • mi dispiace, cari fratelli saggi, ma non potremo mai dare certezza alle nostre affermazioni. Il mistero è tale in quanto sfugge al “conosciuto”, ed è solo intuitivamente che noi escludiamo che la vita della bestia sia tutt'uno con quella del Re. Ma chi dice che questi, nello stato emotivo in cui si trova, vedendo uccidere la volpe, non sia preso da uno di quei mali improvvisi e fulminanti, che nulla hanno a vedere con un incantesimo, ma che comunque farebbe cessare le nostre vite? Il dubbio è dell'uomo, come l'emozione della paura, esso transita attraverso il cordone ombelicale assieme al nutrimento materno e non è un difetto, anzi permette la “riflessione”. Tuttavia se dovesse dominare, piuttosto che essere sentinella, se dovesse essere sottovalutato, invece che superato, se movesse angosce e pessimismo, allora sarebbe la fine per l'uomo in cui dimora.

Favola pag. 04

L'astuzia del giovane saggio

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    Fu allora che il più giovane dei saggi intervenne, ed espose un idea per guadagnare tempo.
    Il giorno dopo il re attendeva, trepidante i saggi, tanto è vero che, quando questi giunsero nella grande sala, Lui era già lì e con un arciere pronto.
  • Ebbene – iniziò il saggio più giovane stringendo nella mano tre frecce - Maestà purtroppo non siamo riusciti a sciogliere i nostri dubbi.
  • Sia pronto l'arciere – gridò irato il Re.
  • Tuttavia, – riprese il giovane saggio – non comprendiamo come Vostra Maestà voglia privarsi dell'unica possibilità che ha per risolvere questo dilemma, sia pure con la giusta gradualità.
  • Risolvere ? -disse il Re – solo dubbi ! Ecco quello di cui siete capaci...
  • Maestà, - riprese con voce ferma il giovane saggio - in questo vi sbagliate e ve lo dimostreremo.
  • E sia – disse il re incuriosito.
    Il saggio più anziano allora fece un cenno, e dei servi portarono una nuova gabbia, anch'essa d'oro, e dentro c'erano tre volpi, una femmina e due cuccioli di cui uno anch'esso femmina.
  • Cosa significa tutto questo – disse il Re con gli occhi spalancati e rosso nel viso.
  • Sono volpi, - disse il giovane Saggio – e precisamente la famiglia di quella che voi, Maestà, catturaste nel Bosco del Teschio, e che la vostra volpe cercò di difendere dai cani bramosi di affondare i loro denti nelle loro carni. Maestà il nostro dubbio è se la strega si riferisse alla vostra Volpe oppure ad una di queste. Per cui prima di continuare nella nostra ricerca di una saggia risposta, abbiamo bisogno di un aiuto, e che solo Voi, Maestà, potete darci.
  • Chiedete...dunque - disse il re frastornato ma anche inorgoglito.
  • Oh Maestà, basterà un semplice atto, ecco quest'arco, disse il giovane saggiostrappandolo all'arciere del Re, - e queste tre frecce, le scagli alle nostre volpi, noi avremo la nostra risposta, osservandola in vita quando le volpi saranno già pronte per essere scuoiate.
I nuovi dubbi del Re

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    Il Re prese l'arco, e fece per puntare il cucciolo femmina, che lo fissò, profondamente, quindi cambiò, dapprima puntò il cucciolo maschio,  poi la volpe adulta, ma non scagliò
    alcuna freccia. Questa volta, fu il Re a sentire un brivido di morte passargli sulla schiena, un dubbio lacerante lo dominava, e se veramente... la sua vita fosse legata ad una di quelle volpi? 
    Il Re comprese che aveva bisogno dei saggi, graziò il primo e dopo aver preso in consegna le tre volpi concesse ai saggi ancora un giorno .

Il ritorno del principe kalim
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Quella sera, il Re ebbe, finalmente, una buona notizia, il principe Kalim era tornato dal suo viaggio. Kalim seppe dai ministri di ciò che stava accadendo e si presentò al padre con l'intento di essergli di conforto. Quando il re vide il principe, il suo cuore si riempì di gioia. Kalim era l'unico suo figlio, visto che la sua prima figlia,  la bellissima principessa Cassandra, era sparita in quel maledetto Bosco del Teschio. Il Re, adesso, non era per nulla burbero e severo, anzi i suoi occhi tradivano non poco la commozione che egli provava per il suo figliolo. Ma come quando un cielo dapprima sereno, improvvisamente, addiviene nero di nubi pronte alla tempesta, così la gioia fu spazzata via da quel senso di disperazione per quel terribile anatema lanciato dalla strega. Come avrebbe fatto il giovanissimo Kalim a difendere sé stesso dai nemici, sempre pronti ad approfittare di qualche momento di debolezza, chi lo avrebbe consigliato nelle scelte della giusta sposa , e poi,  avrebbe visto il Re il viso dei suoi futuri nipotini? Oh, sì, il Re avrebbe dato non solo parte del suo Regno ma certamente anche la sua vita per Kalim, pur di vederlo felice e al sicuro. Kalim vide il padre così triste che volle raccontargli un fatto che gli era accaduto al suo ritorno nel Bosco del Teschio. Il Padre lasciò cadere la sua coppa di vino, appena sentì nominare quel luogo.



            foto di Isabella Eugenia Monti
- Giunto nel bosco - iniziò Kalim - sentii un gran bisogno di bere, e seguendo il rumore dell'antica fonte, mi affrettai a cercarla. Quando vi fui giunto, ero ormai in ginocchio per bere e una fanciulla priva di voce mi tirò fuori da quelle acque, proprio quando il mio corpo già “consumava” l'immagine di quell'acqua fresca e dissetante e quindi puoi immaginare, padre mio, il mio disappunto.


 Ma, vedi caro padre, la ragazza aveva un volto così dolce e preoccupato, che non potei fare a meno di prestarle attenzione. Aveva tante cose da dire, ma solo con gesti e senza parole, così compresi molto poco. Certo ero stato salvato da un incantesimo malvagio. Ma ciò che anche mi apparve strano è che prima che andassi via, la fanciulla strappò una striscia di stoffa dal suo vestito e me la legò al polso.
Il Re, che aveva ascoltato con molta attenzione, volle vedere il polso, ma non ne ricavò molto, pensò solo che aveva ancora un motivo in più per sentirsi disperato. Kalim, quella sera volle incontrare i saggi, sperando che ci fossero buone notizie, ma in realtà tutto era fermo. Come in una partita a scacchi, i saggi, studiavono mosse per andare avanti , ma quanto al dilemma del Re, quello era considerato quasi irrisolvibile. Kalim, allora lasciò i saggi e volle vedere le gabbie con le volpi e

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quando le vide cosi inquiete e sofferenti, fece per avvicinarsi;  queste dapprima si lanciarono come inferocite verso il principe, ma poi fiutarono la striscia di stoffa al polso di Kalim e si placarono. Il principe era stupito, le volpi adesso mansuete leccavano la sua mano, e chiaramente chiedevano il suo aiuto. Kalim si assicurò che mangiassero e cercò in qualche modo di confortarle, con piccole carezze e tono di voce pacato.

L'alba del giorno in cui accadde ciò che doveva accadere

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Le prime luci dell'alba si alzarono sul regno del nostro Re, quando Kalim decise di essere presente all'incontro con i saggi . Non era stata una buona notte né per il Re e tantomeno per i saggi, che avevano intanto scelto il vecchio Sahir, come vittima predestinata, nel caso il Re la reclamasse.
I cento saggi, non erano per nulla uniti, anzi a dire il vero tutti erano contro il Re, tutti pensavano che aveva perso il senno, ma nessuno aveva il coraggio di dirglielo.
- Allora.Saggi, - disse il re - cosa avete deciso, qual è la vostra risposta?
- Maestà, - disse il giovane saggio - è possibile che tra novantanove giorni queste terre non avranno più saggi, ed allora nessuno fermerà più guerre o carestie, ed il sapere che viene dalla conoscenza, sarà sostituito dall'istinto di un solo uomo che deciderà a seconda del buono o cattivo che egli avrà, sarà vile o coraggioso, giusto o malvagio, colto o ignorante, semplicemente sarete voi stesso, mio Re, a distruggere il sapere che viene dalla storia, tutto quello che vi ha permesso di essere fino ad oggi il Re saggio e illuminato da tutti acclamato. Insomma, seppure voi sopravviverete a tutti noi, nulla sarà come prima, detto questo però occorre che voi comprendiate che a volte ci sono domande o meglio eventi piccoli o grandi che devono accadere, domande che non possono avere risposte da dare ma piuttosto da attendere da ciò che è giusto che accada. Queste risposte sono da scoprire...Maestà...da subire, perchè questo è il loro corso.
Il Re ascoltò con attenzione il giovane Saggio, forse perchè non aveva una lunga barba bianca ma appena un pizzetto nero, e forse perchè in qualche modo gli ricordava il principe Kalim.
I saggi non avevano soluzioni a quelle condizioni, la risposta doveva darsela da solo il Re, del resto un Re è pur sempre un Re, pensò tra sé il sovrano. Fu in quel momento che vide Kalim aprire le gabbie e liberare le Volpi, e non fece nulla per fermarlo, restò sorpreso per come le volpi giocavano con il principe, ed allora egli stesso si avvicinò e pensò a voce alta, “è vero devono essere libere, non possono restare in gabbia, anche se tutte dorate, pur sempre gabbie sono”.



Favola pag. 07

La principessa Cassandra

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In quell'istante il cucciolo di volpe gli s'infilò sotto il mantello e davanti a tutti si trasformò in una bellissima fanciulla, ed il mantello del Re le fece da veste regale. Il re la guardò e tenendosi la mano sul cuore disse:
  • Cassandra...

e si abbracciarono in lagrime, con il principe Kalim frastornato, ma anch'egli commosso. Ma allora era un incantesimo....si bisbigliavano i saggi, e qualcuno chiedeva, ma alla fine cosa abbiamo deciso? In verità solo il giovane saggio conosceva la verità, ed era che a volte le cose devono accadere....e accadono. Il Re, Cassandra e Kalim, con il giovane Saggio, si recarono alla fonte nel Bosco del Teschio e insieme a loro le Volpi. Lì trovarono la fanciulla senza voce, ma anche per lei qualcosa era cambiato. Adesso aveva la sua dolcissima voce, il suo nome era Destino, principessa e figlia di un Re molto amato in terre lontane, privata della voce da un incantesimo di una maga cattiva, che nulla però aveva potuto quando le cose che dovevano accadere erano accadute. Fu grande festa nel Regno del Re, padre di Kalim; Kalim sposò la principessa Destino e Il giovane saggio fu scelto dal Re, almeno cosi credette il Re, come giusto sposo della principessa Cassandra. Assieme regnarono ed ancora regnano felici e contenti nella terra dove pur con cento saggi non tutte le domande hanno una risposta. 


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